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Ester

di Andrea Simone Appendino

Ester aveva un colibrì in bocca,
le era entrato per errore
come un moscone.
Fece il nido in un dente da otturare,
e quando Ester doveva mangiare
il colibrì si posava sulla sua spalla.
Si nutriva della sua saliva,
la succhiava come il nettare di un fiore
con il suo minuscolo becco
al lato delle labbra.
Quando Ester mi baciava rideva,
e il colibrì volava all’altezza
delle nostre lingue,
mi guardava negli occhi
con un po’ di invidia verde
e la sua coda blu diventava accesa.
Quando dormivamo il colibrì
svolazzava tra i nostri capelli,
li intrecciava o legava in un nido.
Feci amicizia con le sue piume
il colibrì ispezionava i nostri corpi
in amore, come se fossimo alberi.
Ester e io, diventammo foresta.